Nuoto, bici e corsa: Fabio Pontesilli all’Ironman

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E' uno dei finisher dell'Ironman di Cervia. Fabio  Pontesilli, responsabile settore spinning del CSI Lazio e presidente della società sportiva Cycleness, dopo aver faticato per 11 ore, 42 minuti e 30 secondi, a settembre ha tagliato il traguardo della dura gara di nuoto (3,8 km), bici (180 km) e corsa (42 km). Tanto allenamento, grinta e passione per riuscire a coprire il tracciato che ha messo a dura prova gli atleti impegnati nella gara. Ci siamo fatti raccontare com'è andata.

Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
L'ironman è un'esperienza particolarissima e mi piace raccontarla come un viaggio. E' un'attività estrema che ti costringe a conoscerti più di quanto tu possa pensare. Non è come l'attività sportiva a cui siamo abituati, ad esempio come quando giocavo a pallacanestro da ragazzo o come le gare a cui partecipo di corsa o in bicicletta. In questo caso il massimo dell'impegno è la quantità perfetta. Non puoi andare oltre e sei sempre al limite delle tue capacità. E' molto simile al viaggio della vita. Come passa il tempo impariamo a vivere meglio quello che riusciamo a fare, magari con meno velocità ma con più intensità e, anzi, con maggiore consapevolezza. Sei tante ore con te stesso e devi sapere come reagire e sapere cosa accade. E' una delle cose più importanti che mi ha insegnato questa esperienza.

Perché hai deciso di partecipare all’Ironman?
La decisione nasce dall'unione di due mie caratteristiche: la prima è il cercare di fare sempre un passo avanti, di crescere e di migliorare, soprattutto attraverso lo sport. L'altra è l'attenzione alla crescita degli altri ed è l'impegno che porto avanti nella società sportiva di cui sono presidente: Cycleness. Circa 2-3 anni fa mi sono accorto che la mancanza di evoluzione personale stava diventando una mancanza di evoluzione anche del gruppo. Allora mi sono detto che probabilmente dovevo ridarmi un obiettivo personale. Ironman rappresentava quindi proprio questa sfida. Un grande obiettivo per me e per gli altri. A 53 anni era lo stimolo giusto. Ed è proprio così che è nata questa decisione. E' stato un lungo viaggio, un percorso impegnativo e faticoso che ci ha regalato tante soddisfazioni. Crescere con lo sport non è solamente isolarsi, è condivisione: mi sono preparato senza mai isolarmi dal gruppo, non ho voluto mai saltare un'uscita con gli altri o una serata con gli amici. Ho dimostrato che si può sognare in grande senza sognare da soli.

Nuoto, corsa e bici. Per quanto tempo ti sei allenato?
Mi sono allenato tanto. Ho sfruttato tutte le giornate al meglio senza mai togliere nulla al lavoro, agli amici e alla famiglia. Al mattino sveglia presto per andare a nuotare prima del lavoro. Poi ho sfruttato gli orari serali dove non c'era tanta luce per pedalare ed andare a correre. Sabato e domenica ho pedalato il più possibile. Come dicevo, mi sono preparato spesso insieme ai miei compagni di società, programmando così anche i miei allenamenti personali. Spesso infatti è capitato di allenarmi insieme al gruppo per poi integrare l'allenamento con altri 60-70 km necessari per completare la mia preparazione. In tutto questo percorso, nel viaggio che mi ha portato all'ironman, è stata fondamentale mia moglie Carla. Sempre al mio fianco, mi ha sostenuto soprattutto nei momenti di difficoltà. Mi ha sempre spinto ad andare avanti, ad allenarmi al meglio ogni giorno. Mi ha dato grande serenità e sostegno. Lo stesso hanno fatto i miei amici, e il gruppo della società sportiva. Chiunque, come avevo programmato e chiesto ai miei compagni di squadra, è stato importante. Ognuno a modo suo. Chi per pochi chilometri, chi per tante gare ed allenamenti. Il successo più grande, al di là della soddisfazione personale di arrivare al traguardo, è stato proprio questo. E' stata una bellissima esperienza vissuta insieme.

Una grande soddisfazione per te raggiungere il traguardo di Cervia, ma lo scorso anno ci avevi già provato...
Lo scorso anno, dopo aver completato il tragitto a nuoto e in bici, a circa 17 km dal traguardo della maratona, ho avuto un problema fisico, probabilmente di natura alimentare, e mi sono dovuto ritirare. Il primo tentativo è svanito lì. La delusione è stata tanta. Il giorno seguente, dopo essermi ripreso fisicamente, sono andato a rivedere il punto in cui mi sono fermato e da lì mi sono rimesso a correre per completare i chilometri che mi mancavano. Ho avuto modo di pensare e ripensare cosa era successo. Mi sono detto che non potevo arrendermi di fronte a quella sconfitta. Ero arrivato così vicino al traguardo, per cui probabilmente mi ero allenato bene ma avrei dovuto curare con maggiore attenzione l'alimentazione. Ho deciso quindi di tornare ad allenarmi con l'aiuto di un nutrizionista. Onorare quell'impegno significava portarlo al termine. Quella sconfitta, quell'esperienza negativa è stata un'occasione di crescita che mi ha portato al successo di quest'anno.

Dopo da quella esperienza andata male ti sei allenato in modo diverso?
Sì, mi sono concentrato molto sull'alimentazione e sul mio stile di vita. Grazie all'aiuto di una nutrizionista abbiamo costruito un percorso alimentare che ha stravolto le mie abitudini: pasta a pranzo e cena. Questo mi ha dato più forza ed energia e mi ha consentito di allenarmi meglio, con una marcia in più rispetto alla volta precedente. Ad esempio percorrevo 270 km in bici, mentre lo scorso anno erano impensabili. Il programma degli allenamenti non è cambiato molto, ma ho curato con più attenzione l'alimentazione, soprattuto durante l'allenamento. L'alimentazione l'ho vissuta quindi come parte integrante dell'allenamento, divertente come l'allenamento. A tavola non avevo l'ansia, ma era uno stimolo in più per allenarmi al massimo. Cinque pasti al giorno per aggiungere qualcosa in più ad ogni giornata. L'ho fatto con la stessa attenzione e divertimento con cui vivo lo sport e l'allenamento ogni giorno. Con il passare del tempo ho avuto conferma che l'errore dello scorso anno è stato proprio questo. Quell'esperienza mi ha aiutato a capire che per allenarmi ad un certo livello, dovevo farmi aiutare sull'aspetto alimentare. Per quanto riguarda invece l'allenamento ho impostato e curato personalmente la programmazione annuale. Non essendo un atleta professionista spesso ho dovuto anche rimodulare e gestire gli allenamenti in base ai miei impegni lavorativi e personali.

Come hai vissuto la gara?
Caratterialmente la gara mi esalta e la vivo come il momento più bello. Nei momenti di difficoltà aumento la concentrazione e il rendimento per superare gli ostacoli. In gara solitamente vado sempre meglio rispetto agli allenamenti. Nell'ironman, invece, ho dovuto imparare a gestire questo aspetto caratteriale. Se non avessi saputo gestirmi con attenzione non avrei raggiunto il traguardo. In gara la parte iniziale del nuoto è andata meglio del previsto. Questo mi ha confortato e mi ha dato una grande spinta. La seconda parte in bicicletta è proseguita bene, ho dovuto gestire gli ultimi chilometri perché sentivo le gambe pesanti. Quando sono sceso dalla bici ero consapevole che era necessario dare tutto nella maratona, la parte più difficile della gara. In un momento di difficoltà durante la maratona, ho avuto la fortuna di incontrare sul percorso un ragazzo e abbiamo condiviso qualche chilometri insieme. Ci siamo stimolati ed incoraggiati a vicenda. Anche questo mi ha aiutato ad andare avanti.

Hai pensato in qualche momento di non farcela?
Al 17° km della maratona, proprio come l'anno prima, ho sentito un dolore allo stomaco. Ho avuto paura che fosse quello il mio limite, che potesse presentarsi nuovamente un problema fisico. Invece, piano piano mi sono fatto forza. Ho pensato che mi ero preparato al meglio delle mie possibilità, che mi ero alimentato bene, e che dovevo proseguire come avevo programmato. Dovevo andare avanti. Mancavano circa due giri al termine della gara e volevo raggiungere il traguardo. Grazie anche al sostegno degli amici lungo il percorso mi sono detto: faccio un giro con la testa ed uno con il cuore. Durante la maratona i chilometri sembrano non finire mai. Cerchi allora di prendere dei punti di riferimento sul percorso e ti dai tanti piccoli obiettivi. Questo mi ha aiutato a pensare e a gestire la distanza che c'era ancora da percorrere. Gli ultimi 10 km li ho corsi con un bel ritmo, consapevole che mi avrebbe portato dritto al traguardo.

Il tuo primo pensiero al traguardo?
Giunto al traguardo la fatica è talmente tanta che non c'è un momento in cui pensi a qualcosa in particolare. Sono tantissime emozioni, la gioia è tanta. La cosa più bella è stata l'emozione di pensare che avevo vinto io. Non aveva vinto la paura. Avevo raggiunto l'obiettivo e avevo superato ancora una volta il mio limite. Avevo imparato da quella sconfitta dello scorso anno ed ho avuto la mia rivincita, preparandomi con maggiore attenzione. Questa sfida, ritenuta da molti impossibile, l'avevo vinta. Un mix di emozioni e pensieri. Le sensazioni sono molto particolari e non hai la lucidità di pensare. Ricordo però che la felicità era grandissima ed è stata una grande festa con gli amici al traguardo.

Hai parlato molto del limite in questa esperienza. Che rapporto hai con il limite?
Un rapporto particolare, quasi conflittuale. Dal punto di vista fisico può diventare un problema perché ho sempre la voglia di superare me stesso, e a volte è proprio il fisico che mi dà il limite reale. La testa vorrebbe andare oltre, il fisico invece è come se mi fermasse. Di contro a volte mi pongo anche troppi limiti, soprattutto quando le mie azioni coinvolgono anche gli altri. In questi casi tendo ad essere meno coraggioso. La mia coscienza mi spinge a riflettere molto su quando e come rischiare mentre quando invece è giusto fermarsi. Il limite è sempre uno stimolo ed una croce. Dal punto di vista sportivo il limite è un grande stimolo che spinge a migliorarsi sempre. Da ragazzo ho iniziato a giocare a pallacanestro in oratorio al Don Bosco, spinto un po' dagli amici e un po' perché vicino casa, nel mio quartiere a Roma, c'era una società sportiva. Probabilmente non ero molto portato per la pallacanestro, anche fisicamente non avevo la corporatura adatta. Ma più mi dicevano che non ero all'altezza e più mi allenavo con grande impegno. Mi ha sempre spinto a dare il massimo ed andare oltre le mie capacità. Mi sono allenato tantissimo ed ho raggiunto probabilmente più obiettivi di ragazzi più talentuosi di me ma che non avevano la mia ambizione e motivazione.

Come concili l’attività sportiva con il lavoro e la famiglia?
In tanti mi dicono che per me è facile perché mi moglie, Carla, è sportiva e condivide tante esperienza all'interno del nostro gruppo Cycleness. Mi ha sicuramente aiutato e abbiamo costruito insieme questo percorso. Non mi ha fatto mai mancare il suo sostegno ma abbiamo caratteri diversi. Nella preparazione all'ironman mi è stata di grande aiuto e questa esperienza ci ha aiutato entrambi a crescere e migliorarci. Abbiamo condiviso tutti i giorni e tutti gli aspetti di questo viaggio. La condivisione è capire quello che fa l'altro e quello che prova l'altro e con lei è stato bello e naturale assecondarlo giorno dopo giorno. Anche tutta la mia famiglia mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato. Per raggiungere questo grande obiettivo è stato molto importante non far mancare mai niente agli altri. Ho sempre cercato, quindi, di allenarmi bene ma senza mai mettere in secondo piano il mio lavoro e la mia famiglia. Anzi, questa esperienza, mi ha aiutato moltissimo a gestire al meglio il mio tempo e i momenti della giornata.

Lo rifarai l'ironman?
Molto probabilmente sì. Vorrei continuare un percorso che ho iniziato e mi è piaciuto tanto. Però non so quando e come. Non credo sia giusto darsi solo l'obiettivo di ripetere l'esperienza per migliorare la mia prestazione. Mi piacerebbe ripercorrerlo però per riprovare certe emozioni e sensazioni. Mi piacerebbe riprovarla all'estero magari, coinvolgendo anche altri ragazzi del gruppo Cycleness. Mi piacerebbe continuare ad allenarmi con costanza ed impegno. Questo tipo di gare non vanno fatte con troppa competitività ma non vanno fatte neanche con superficialità. Lo sport è sport. Si gareggia per dare il massimo e per cercare di vincere. Per rispetto dello sport bisogna prepararsi al meglio ed allenarsi come si deve. Questo è un aspetto molto importante.

Daniele Zaccardi

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